Come un pò tutti sanno, l'UE emana regolamenti o direttive che in un modo o nell'altro, per un motivo o per un altro, devono essere recepiti dagli stati membri per stabilire alcuni dettagli che hanno spesso effetti molto importanti per l'economia del paese.
Nel settore agricolo ancora di più, se pensiamo che per es. nelle politiche di mercato della PAC 2014-2020, l'Italia si è trovata ad affrontare importanti decisioni come la regionalizzazione, che detta in soldi spicci sarebbe il premio unico a ettaro uguale per tutti (con un procedimento graduale), si è trovata a scegliere quali degli aiuti disaccoppiati non obbligatori inserire nel calcolo del Premio Unico Aziendale, si è trovata a decidere in che modo rimodulare i fondi e applicare le condizionalità.
Tradotto in soldi spicci ha deciso di quanto saranno ridotti i contributi a ettaro troppo alti, quanti quelli troppo bassi, chi abbia diritto di riceverli (definizione di agricoltore attivo) e come attuare la figura di "agricoltore custode dell'ambiente" con l'applicazione del Greening.
Insomma, tutte cose che hanno influito notevolmente sulla vita dell'agricoltura, e sono solo un piccolo esempio.
Per collegarci al referendum prendiamo un passaggio fondamentale, a mio modo di vedere, che inserisce in costituzione un vincolo, non da poco, con l'Europa.
All'Art. 55 della nuova riforma proposta dal Primo Ministro Renzi e dalla Ministra alle Riforme Boschi, su cui si esprimerà Domenica 4 dicembre dalle 8 alle 23 il popolo italiano è riportato quanto segue:
"Il Senato della Repubblica rappresenta
le istituzioni territoriali ed esercita
funzioni di raccordo tra lo Stato e gli
altri enti costitutivi della Repubblica.
Concorre all’esercizio della funzione
legislativa nei casi e secondo le
modalità stabiliti dalla Costituzione,
nonché all’esercizio delle funzioni di
raccordo tra lo Stato, gli altri enti costitutivi
della Repubblica e l’Unione
europea."
e ancora all'Art. 70:
"La funzione legislativa è esercitata collettivamente
dalle due Camere per le
leggi(....) per la
legge che stabilisce le norme generali, le forme e i termini della partecipazione
dell’Italia alla formazione e all’attuazione
della normativa e delle politiche dell’Unione europea (....)"
Dunque il Bicameralismo permane per l'attuazione delle normative delle politiche UE, che se ci pensiamo regolamentano quasi tutto, ma non permane tale a quale a prima, ma viene peggiorato enormemente.
Portando con i piedi per terra la cosa, è chiaro che con il combinato disposto, con i numeri che abbiamo oggi, il governo non avrebbe governabilità e che Camera e Senato potrebbero andare in disaccordo sul recepimento di qualche normativa Europea, in quanto, ribadisco, in questa materia il Bicameralismo permane, ma con regole diverse e confuse.
Infatti, mentre con la "vecchia costituzione" (quella attualmente in vigore), in caso di dissenso tra le due Camere che hanno potere legislativo, dava chiaramente una soluzione da intraprendere, la nuova costituzione che sarebbe in vigore, da 10 possibili Iter legislativi diversi (alcuni costituzionalisti, a dire il vero, dicono 7, altri più di 10, comunque sempre di più di 1 che era quello di prima), che in taluni casi prevedono farraginose e lunghissime procedure, di cui, parola di molti costituzionalisti, non si capisce granché.
Infatti, secondo i sondaggi, al governo andrebbe il M5S, che con l'Italicum avrebbe maggioranza assoluta alla Camera, ma non avrebbe maggioranza assoluta in Senato, in quanto al momento si è calcolato che circa 65 "nuovi senatori" saranno di provenienza PD.
Mettere assieme tutte queste possibilità realistiche porta a riflettere su un aspetto, apparentemente molto lontano, ma realisticamente possibile. Il fatto che, come avvenuto sempre nella storia delle riforme della PAC, l'UE ci chiederà di decidere alcuni aspetti. A maggior ragione ora che siamo all'inizio della fase di revisione della PAC 2014-2020.
Dunque, qualora il Senato si dovesse trovare in divergenza con la Camera per motivi politici, o qualora non si trovi in accordo per motivi tecnici, su un provvedimento per il quale ha potere legislativo, su chi graveranno i ritardi e le eventuali crisi di governo?
Su chi aspetta la regolamentazione per ricevere il premio unico aziendale o su chi attende un piano di sviluppo rurale per ammodernare la propria azienda.
Quindi, vista la grande incertezza e confusione, anche nelle vesti di Agronomo mi sento spassionatamente di consigliare di votare NO a tutto il settore Agricolo, in quanto un rallentamento delle politiche di mercato e di sviluppo rurale, che in tutta europa vanno a 100 all'ora, potrebbe causare notevoli disagi agli agricoltori e allevatori e a cascata a tutti i servizi annessi e connessi.
Vuoi rischiare? io NO
Nessun commento:
Posta un commento