Il prezzo del grano riprende un pò quota, dopo il lungo stallo a 0,16 - 0,17 per l'agricoltore, oggi siamo già a 0,20 abbondanti a Palermo e quasi a 0,22 a Bologna.
Ma ciò è puramente un fenomeno di mercato, non certo, come sostengono alcuni, merito dell'intervento del governo col decreto grano duro, che di seguito analizzo.
(Grafico di mia elaborazione, Fonte dei prezzi la camera di commercio di catania)
Qui un estratto del "Terra e Vita" sul decreto grano duro:
"La crisi del grano duro picchia forte, con una stagnazione del mercato che dobbiamo tornare a luglio 2010 per riscontrare prezzi così bassi.
Il prezzo del grano duro è sceso da 315 euro/ton del luglio 2015 a 178 euro/ton del settembre 2016 (Fonte: Ismea). In pratica i prezzi si sono quasi dimezzati. La crisi del mercato deriva da un raccolto mondiale eccezionale, ma l’Italia sconta anche una cronica debolezza strutturale nella scarsa capacità di organizzare l’offerta nazionale.
Per affrontare questa situazione, il Governo nazionale ha cercato di trovare una risposta, seppure parziale: un fondo di 10 milioni di euro, che consentirà di erogare un aiuto fino a 100 euro/ha (per un massimo di 50 ettari) a favore degli agricoltori che sottoscrivono contratti di filiera del grano duro.
Il sostegno al comparto cerealicolo.
Nel decreto legge “enti locali” dello scorso luglio è stato inserito un fondo di 10 milioni di euro destinato ad interventi a sostegno del comparto cerealicolo (articolo 23-bis del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2016, n. 160).
L’attuazione di questo fondo richiede un decreto emanato dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze.
La Conferenza Stato-Regioni del 30 settembre 2016 ha approvato il decreto ministeriale che fissa criteri e modalità di ripartizione delle risorse del fondo di 10 milioni di euro."
Ma è opportuno osservare che:
- in italia si coltivano circa 1,5 milioni di ettari a grano duro.
- il fondo di dotazione è di soli 10 milioni di euro, che garantisce dunque 100 euro a ettaro se i richiedenti sono fino a 100.000 ettari ovvero il 6,6% delle superfici.
- a esaurimento del fondo, si suddivideranno i fondi in egual modo tra tutti, quindi se per esempio a chiedere aiuto mediante questi contratti fossero un terzo delle aziende, in realtà il premio a ettaro sarebbe di 20€ a ettaro.
- per partecipare l'agricoltore è obbligato ad acquistare seme certificato con una maggiorazione di costo a ettaro media di € 25 (variabile), o addirittura di almeno 100 euro se si potesse usare grano da rimonta prodotto in azienda l'anno prima.
- se sei fortunato, chiedi aiuto, siete aziende per massimo 100.000 ettari, riuscendo ad arrivare ai famosi 100€ ad ettaro, ma piuttosto che usare da seme il grano prodotto l'anno prima, devi acquistare certificato, spenderai sempre più di quanto hai ricevuto.
- se il prezzo sale hai un contratto vincolante e perdi soldi.
- quasi quasi speri che il prezzo scenda o si mantenga ai livelli a cui hai fatto il contratto.
Dunque il governo farebbe bene a prendere iniziative diverse piuttosto che spendere soldi in maniera poco intelligente, che di certo non aiutano l'economia dell'agricoltore, ma solo delle aziende sementiere, e forse della qualità delle produzioni delle aziende di trasformazioni alle quali è comunque consentito effettuare bland.
Avrebbe potuto, ad esempio, spendere quei soldi investendoli in controlli sulle navi cargo per stanare partite con micotossine sopra i livelli sogli stabiliti dal Reg. UE 1881/06, oppure in ricerca e politica per mettere quante più barriere non tariffarie possibili (concentrazione di glifosate e micotossine) ai fini della riduzione dell'offerta nel mercato interno per via di riduzione di importazioni dall'estero.
Ciò a tutela di economia interna e della salute, senza corrodere i rapporti internazionali.
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